David Sassoli, la politica è soltanto passione!
Nella mia mente è stato, ed è rimasto sempre presente, un giornalista, un "mezzobusto" si diceva allora: termine di origine popolare, che legava l'idea dell'inquadratura alla parte visibile del giornalista nello schermo. Ogni sera, all'ora di cena, compariva in televisione con un fare garbato, quasi in sottovoce, per leggere le notizie dell'ultima ora e informarci su quel che succedeva nel mondo. A pensarci ora, in un tempo di notizie urlate e raccontate in modo frettoloso, il suo fare gentile, educato, forse semplice, ma preciso e documentato, ha il sapore dell'antico, del genuino, parte di un mondo dimenticato. L'ho perso di vista quando, abbandonato il giornalismo, si è lanciato nell'arena politica, arrivando a ricoprire incarichi sempre più importanti, fino a diventare il Presidente del Parlamento Europeo. L'ho visto spesse volte nei telegionali, in spezzoni di notizie che riportavano la sua presenza discreta, quasi a margine, in eventi importanti senza dubbio. Ma oggi, fa notizia chi urla, e lui non ne era capace. Lui era il politico che discuteva, che dibatteva con i rappresentanti di interessi complessi, che cercava la mediazione che mettesse d'accordo tutti, perché la sua idea della politica andava incontro ai più deboli, verso coloro che non hanno voce, che votano i loro rappresentanti nella speranza di ricevere conforto, non morale o spirituale, ma pratico, concreto, quotidiano. In un'intervista, cercando di spiegare quale doveva essere il compito dei poltici europei in tempo di pandemia, in un periodo storico eccezionale, mai visto dal dopoguerra ad oggi, aveva sostenuto: "Il Parlamento sta chiedendo solo la difesa dei più deboli correggendo le storture provocate dall’ortodossia liberista". Ecco, questa era la sua idea del ruolo della politica! Nel giorno del suo insediamento in qualità di Presidente del Parlamento Europeo pronunciò un bellissimo discorso, che conteneva riferimenti alla sua personale storia famigliare. In alcuni passaggi dello stesso, si permise di "gridare" a tutti i motivi profondi che avevano guidato i Paesi europei alla costruzione di una "casa comune" e le radici sulle quali l'Unione europea era stata fondata. Parlando di sé stesso e della sua famiglia disse: "Io sono figlio di un uomo che a vent’anni ha combattuto contro altri europei. E sono figlio di una mamma che, a vent’anni, ha lasciato la propria casa e ha trovato rifugio presso altre famiglie. Io so che questa è anche la storia di tante vostre famiglie e se mettessimo in comune le nostre storie e ce le raccontassimo davanti a un bicchiere di birra, non diremmo mai che siamo figli e nipoti di un incidente della storia." Se fossi stato lì, accanto a lui, l'avrei abbracciato! Pier Giorgio Mello |